> > Può un incubo causare un infarto?

Può un incubo causare un infarto?

default featured image 3 1200x900

L’alta incidenza di infarti notturni ha portato gli studiosi a ricercarne le cause. Il nostro cervello, infatti, riconosce la situazione dell’incubo come se fosse reale e reagisce con uno stato di allerta che, in chi è predisposto, può causare un infarto del miocardio. Solitamente, durante il ...

incuboL’alta incidenza di infarti notturni ha portato gli studiosi a ricercarne le cause. Il nostro cervello, infatti, riconosce la situazione dell’incubo come se fosse reale e reagisce con uno stato di allerta che, in chi è predisposto, può causare un infarto del miocardio. Solitamente, durante il sonno anche il sistema circolatorio riposa, la frequenza del battito cardiaco si riduce e la pressione arteriosa si abbassa. Eppure il 20% degli infarti colpiscono proprio durante il sonno. Questo risultato è stato pubblicato sulla rivista “Psychosomamtics” ed è stato raggiunto studiando le caratteristiche delle persone colpite da infarto durante il sonno, confrontandole con quelle di individui vittime dell’infarto da sveglie. Il momento più pericoloso per il nostro cuore è la fase di sonno REM (Rapid Eyes Moviment) caratterizzata dall’attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, che nelle persone già affette da malattie coronariche può tradursi in una ridotta ossigenazione delle arterie e in aritmie cardiache. Se a questa condizione fisica aggiungiamo lo stato di agitazione indotto da un incubo, si creano le condizioni perché possa verificarsi un infarto. Gli autori della ricerca, il dottor Yavuz Selvi e i suoi collaboratori, del Dipartimento di Psichiatria, dell’Università turca, hanno quindi riscontrato che i pazienti colpiti da infarto notturno hanno mostrato una frequenza di incubi più elevata, una più alta iperattivià del sistema nervoso autonomo e un maggior livello di ansia diurno. “Questi risultati supportano l’ipotesi che gli incubi possano svolgere il ruolo del fattore scatenante dell’infarto del miocardio mentre si dorme” ha dichiarato il primo firmatario dello studio. Adesso le nuove ricerche dovranno confermare queste ipotesi.